Oristano, l’attività chirurgica proseguirà anche a luglio e agosto
“Nessuno stop degli interventi chirurgici all’ospedale San Martino – chiarisce il Direttore generale Angelo Serusi – L’attività d’urgenza e quella programmata saranno garantite per tutto il periodo estivo”. A luglio stesso numero di sedute dei mesi precedenti, ad agosto rimodulazione delle prestazioni per consentire al personale di fruire delle ferie.
«Non ci sarà alcuno stop degli interventi chirurgici all’ospedale San Martino». A chiarirlo è il Direttore generale della Asl di Oristano Angelo Serusi all’indomani della pubblicazione di un articolo che dà notizia di un’interruzione delle attività del blocco operatorio per 50 giorni.
«La chirurgia d’urgenza sarà garantita e proseguirà per tutto il periodo estivo – precisa Serusi –. Per ciò che riguarda gli interventi programmati, nel mese di luglio il numero di sedute resterà invariato rispetto a quello dei mesi precedenti. Ad agosto l’attività programmata sarà mantenuta, seppure con una rimodulazione delle sedute finalizzata a consentire al personale di fruire delle ferie a garanzia del recupero psicofisico degli operatori sanitari, così come previsto dalla legislazione sul lavoro. Vale la pena ricordare, inoltre, che da sempre il periodo estivo comporta una rivisitazione dell’utilizzo della sala operatoria in considerazione della diminuzione del personale presente. In questo senso, l’anno in corso non fa alcuna eccezione».
«Si ribadisce perciò che è totalmente destituita di fondamento la notizia che per 50 giorni al San Martino non saranno aperte le sale operatorie. Questa affermazione risulta essere non solo fuorviante, ma tale da creare forte e ingiustificata apprensione e incertezza nei cittadini e nei pazienti, in una situazione nella quale, al contrario, gli operatori sanitari sono impegnati nel recupero delle attività non rese nel precedente biennio. Da rilevare inoltre – prosegue il manager della Asl n. 5 – che paragonare la situazione del 2019 a quella odierna appare quantomeno inopportuno, dal momento che in quell’anno si operava con un numero doppio di anestesisti rispetto a quello attuale, oltre che in un contesto nel quale non era presente la pandemia legata alla diffusione del Coronavirus, con ciò che ne è conseguito in termini di riduzione delle attività e di una radicale revisione dei protocolli sanitari e dei percorsi ospedalieri».
Ultima modifica
4 Luglio, 2022